Un anno intenso, il 2023, per il team di Giancarlo che ha cominciato con un importante cantiere durante il quale sono stati installati foil di ultima generazione a bordo del 60 piedi Prysmian Group. Il ritmo frenetico continua con un programma molto intenso per Giancarlo e il suo team. Ben tre gare attendono l’unico team italiano in classe IMOCA: il Défi Azimut – Lorient Agglomération, la Transat Jacques Vabre Normandie – Le Havre e il Retour à la Base. Due di queste saranno disputate in doppio con Gaston Morvan, giovane talento figarista, tutte e tre verranno affrontate con gli stessi obiettivi: approfondire la conoscenza della navigazione sulla nuova versione della barca al fine di migliorare le prestazioni, accumulare miglia ed esperienza in vista del Vendée Globe 2024-2025 e raccogliere dati per contribuire all’osservazione e quindi protezione dell’oceano.
Tre importanti regate e l’arrivo di un nuovo co-skipper
Dopo mesi dedicati alla messa a punto tecnica a seguito dell’installazione dei nuovi foil sul 60 piedi Prysmian Group, scelti con l’obiettivo di migliorare le prestazioni ed essere più competitivo rispetto agli IMOCA più recenti, Giancarlo entra in una fase più intensa, nella quale dovrà impegnarsi in tre prove quasi consecutive tutte e tre valevoli per la selezione al Vendée Globe. Per il Vendée Globe solo 39 barche saranno selezionate tra quelle qualificate. Se la qualifica di Giancarlo è praticamente certa (deve solo partecipare a una regata in solitario il prossimo anno), la selezione è un’altra cosa e riguarda il numero di miglia percorse in determinate regate, tra le quali tutte quelle restanti del 2023: il Défi Azimut – Lorient Agglomération, la Transat Jacques Vabre Normandie – Le Havre e il Retour à la Base.
Il Défi Azimut – Lorient Agglomération è un evento dedicato agli IMOCA, che impegnerà 35 imbarcazioni in tre prove che si svolgeranno a Lorient, il porto di attracco di Prysmian Group, dal 19 al 24 settembre. L’anno scorso participare a quest’evento è stata un’esperienza molto positiva per Giancarlo, come riporta il diario dell’evento 2022. “La 48H AZIMUT è stata una bella regata, con buone condizioni meteo. Sono abbastanza soddisfatto del risultato perché al traguardo sono passati davanti a me solo grandi foiler”, aveva dichiarato alla conclusione della seconda prova. In questa nuova edizione parteciperanno numerosi nuovi team, con una forte presenza di donne e team internazionali. Sarà un vero e proprio test per valutare le performance delle diverse barche e skipper.
Sarà anche l’occasione ideale per prepararsi in doppio con Gaston Morvan, che Giancarlo ha scelto di avere a suo fianco per l’evento principale di questa stagione 2023: la Transat Jacques Vabre – Normandie Le Havre, che partirà a fine ottobre.
“Da tempo seguo da vicino il circuito dei Figaro Beneteau e osservo i giovani talenti che questa classe mette in evidenza. Gaston ne fa parte. Ha talento e motivazione. Quando mi ha contattato all’inizio dell’anno per propormi di navigare al mio fianco, l’ho incontrato e c’è stata subito una sintonia tra di noi“, spiega Giancarlo che nelle ultime due edizioni della Transat Jacques Vabre aveva già scelto due figaristi in qualità di co-skipper: Anthony Marchand nel 2019 e Martin Le Pape, con il quale ha ottenuto un eccellente sesto posto due anni fa.
La Solitaire du Figaro è una regata a tappe molto impegnativa che si corre su barche tutte identiche, i Figaro, adesso dotate di foil. Il percorso, composto da una prima parte costiera e una parte d’altura, richiede una grande abilità tecnica. Formare un team con Gaston Morvan, 26 anni, quinto alla Solitaire du Figaro 2022, settimo e primo tra i debuttanti nel 2021 e protagonista nella Solitaire 2023 che terminerà domani 13 settembre, è una scelta ovvia alla luce delle sue prime esperienze.
“Abbiamo avuto poco tempo per navigare insieme rispetto ad altri equipaggi, ma entrambi abbiamo esperienza e competenze che cercheremo di sfruttare a nostro vantaggio, anche se il nostro obiettivo principale sarà navigare bene“, afferma Giancarlo.
Una barca per competere ma anche per il monitoraggio dell’oceano
“L’obiettivo sarà fidelizzarci nella navigazione comune e accumulare miglia“, dice Giancarlo, che sfrutterà ogni momento passato in mare, sia in doppio sia da solo, per progredire. “Ci sono ancora molte cose da sistemare in termini di regolazioni, come gli angoli della chiglia, le configurazioni delle vele e molte altre cose che potranno ottimizzare le prestazioni“, afferma Giancarlo, orgoglioso di utilizzare per la prima volta in gara il dispositivo di sensori Sailing4Ocean installato sulla sua barca.
Questo dispositivo, dedicato al monitoraggio dello stato di salute dell’Oceano, utilizza la tecnologia PRY-CAM brevettata da Prysmian Group è sviluppata in collaborazione con il Centro Euro-mediterraneo sul Cambiamento Climatico (CMCC). “Questo progetto è stato avviato alla fine del mio primo Vendée Globe nel 2021. Il suo fine è contribuire a dare conoscenza agli scienziati affinché possano condurre le loro analisi, fornendo dati tra cui la concentrazione di CO2 nell’ambiente, la pressione atmosferica, la temperatura dell’acqua, l’umidità ambientale, il punto di rugiada e il livello di irraggiamento dell’ambiente, che è la misura dell’energia solare che raggiunge, nell’arco di un secondo, una superficie di un metro quadrato” spiega, determinato a ridurre le minacce che pesano sugli oceani e sui loro ecosistemi vitali per l’umanità. “La protezione degli oceani è una questione cruciale per lo sviluppo sostenibile“, ricorda Giancarlo, aggiungendo che tutti i dati raccolti saranno analizzati e convalidati dal CMCC prima di essere resi disponibili gratuitamente alla comunità scientifica internazionale tramite il portale Emodnet, il servizio Copernicus Marine. I dati saranno visibili a tutti anche qui.
Da sempre nella storia della nautica, la traversata atlantica a vela è considerata un’impresa audace: inizialmente, era la rotta per trovare nuovi mercati esotici. In epoca moderna è diventata campo di prova per misurare il coraggio e l’abilità di grandi marinai che si sono cimentati in mitiche regate. Su grandi imbarcazioni o piccole come i Mini 6.50, il viaggio attraverso l’Oceano Atlantico promette di appagare la sete di avventura e libertà. Inoltre, è stimolo per creare innovazioni tecniche che sono state applicate migliorando nel tempo tutte le imbarcazioni a vela.
Una panoramica sulla travesata atlantica a vela, la storia, le barche, le rotte e la meteorologia, con approfondimenti su:
la storia delle prime regate
la prima regata in solitario
la storia dei Mini 6,50
il viaggio in versione crociera
Oceano Atlantico: le rotte
rotta e meteo di Giancarlo Pedote alla Transat CIC
Traversata atlantica a vela: dai viaggi di esplorazione…
Nel X secolo, i vichinghi capitanati da Leif Erikson, sono i primi ad aver attraversato l’Atlantico sulle loro imbarcazioni dette Dreki o Drakkar. La rotta naturale per loro era navigare dalla Groenlandia al Canada, nelle province di Terranova e del Labrador. Ma è Cristoforo Colombo, il primo navigatore che ha dato il via all’ esplorazione dell’Oceano Atlantico e alla colonizzazione del continente americano nel 1492. Fino al 1870 circa, la pesca e i commerci hanno continuato a svilupparsi finché le navi a vapore hanno soppiantato quelle a vela.
… alle prime regate
L’epoca d’oro della nautica da diporto, quindi animata da solo spirito sportivo e ludico inizia appena nel XIX secolo. Nel 1816 l’americano George Crowninshield sul suo brigantino Cleopatra’s Barge è il primo a compiere una traversata atlantica a vela senza fini commerciali. La rotta che scelgono andava dal Massachussetts al Mediterraneo e sembra nella spedizione ci fossero anche implicazioni politiche con Napoleone. La prima regata transatlantica da New York, Stati Uniti all’isola di Wight in Inghilterra si corre nel 1866. Tre golette, Fleetwing, Vesta ed Henrietta lottano per il premio di 90mila dollari in mezzo all’Oceano Atlantico. Dopo una navigazione di più di 3000 miglia, vince Henrietta dell’armatore James Gordon Bennett Junior che compie l’impresa in 13 giorni, 21 ore e 45 minuti.
La prima regata transatlantica da est a ovest, da Cork, Irlanda a New York, Stati Uniti è del 1870. La goletta Cambria, condotta da James Ashbury vince su Dauntless, percorrendo le quasi 3000 miglia in 23 giorni, 5 ore e 17 minuti. Bisogna attendere i primi ‘900 per le prime regate in Oceano Atlantico con ampia partecipazione di concorrenti. Nel 1905, l’ultimo imperatore di Prussia e Germania, Guglielmo II lancia la sfida a gareggiare contro il suo yacht Hamburg. Dieci concorrenti di cui due inglesi e otto americani, partecipano alla traversata transatlantica sulla rotta Cornovaglia – New York. Vince la veloce goletta Atlantic, armata con tre alberi, che segna il record di percorrenza di 12 giorni, 4 ore.
La prima regata in solitario attraverso l’ Oceano Atlantico
La prima traversata atlantica a vela in regata in solitario risale al 1960, quando il Royal Western Yacht Club organizza la prima OSTAR. L’ acronimo sta per Observer Single – handed Trans Atlantic Race, così soprannominata per la sponsorizzazione del quotidiano The Observer. I partecipanti sono cinque: quattro skipper inglesi ed uno francese e si sfidano sulla rotta est – ovest, da Plymouth a Boston. Conquista il podio dopo 40 giorni, 12 ore e 30 minuti, Francis Chichester, inglese di 59 anni sul 40’ Gipsy Moth III. Il navigatore inglese fu insignito del titolo di “Sir” in seguito alla sua vittoria al giro del mondo senza scalo del 1966. Dai suoi diari di bordo, emerge uno stile di navigazione della traversata atlantica a vela molto diversa da quella attuale.
Navigazione astronomica con pochi strumenti a disposizione, attrezzatura della barca e personale basica: niente gps, niente cerate, niente comunicazione satellitare. La cambusa che descrive – che include anche la birra – farebbe inorridire qualsiasi preparatore degli atleti moderni, senza contare il peso caricato. Eppure lo spirito della traversata atlantica a vela è lo stesso di quello che anima i navigatori di oggi. Mettersi alla prova e tentare un’impresa audace in mezzo all’Oceano Atlantico, l’uomo che riscopre come sopravvivere nella natura.
La partecipazione italiana
Le edizioni della OSTAR – traversata atlantica a vela che nel tempo ha cambiato varie volte nome – hanno una cadenza di quattro anni. Ricordiamo la prima partecipazione italiana nell’edizione del 1972, Franco Faggioni ottiene il 9° posto sulla sua barca a vela di 50,5 piedi, Sagittario. La prima vittoria di un navigatore italiano risale invece al 2005 quando Franco detto “Ciccio” Manzoli vince nella categoria trimarani. Con il suo Cotonella, ottiene un tempo di percorrenza dell’Oceano Atlantico nord di 17 giorni, 21 ore e 41 minuti.
Lo spirito Mini: la più estrema traversata atlantica
Dopo le prime avventurose esperienze di traversata atlantica a vela dei pionieri, si sviluppano due tipi di manifestazioni create da inglesi o francesi. Le regate attraverso l’Oceano Atlantico per i diportisti quindi organizzate su rotte sicure, come la Arc o la Transat des Alizés. E le regate dei professionisti come appunto la Ostar o la Route du Rhum che osano rotte più settentrionali e rischiose per la meteorologia.
Interessante è il fenomeno che si crea negli anni 70 ad opera di Bob Salomon, navigatore inglese di grande esperienza. Nel 1972 partecipa alla Ostar e rimane colpito da tante barche sponsorizzate e da tanti skipper con più risorse che talento. Secondo lui, si stava perdendo lo spirito vero della navigazione quindi decise di creare una regata transatlantica dal vecchio al nuovo continente. Salmon pone le basi della Mini Transat: barche a vela dalle dimensioni ridotte, con piccolo budget per dare la possibilità a tutti di cimentarsi in questa impresa.
Nel 1977 parte la prima edizione della Mini Transat, traversata atlantica a vela, 23 navigatori partono da Penzance, Cornovaglia verso Antigua. Durante questa prima sfida si distingue un’imbarcazione di 6,4 metri, il Muscadet, barca a spigolo, fabbricata in compensato marino. Le sue caratteristiche la rendono ideale per la navigazione d’altura e mettono le basi per il progetto dei primi Mini 6.50.
Mini 6,50 un banco di sperimentazione per skipper e progettisti
Negli anni la Mini Transat diventa sempre più competitiva sia per la preparazione degli skipper sia per la tipologia delle barche. Il percorso della traversata atlantica a vela varia, nel 2019 parte da la Rochelle, prima tappa a Las Palmas e arrivo in Martinica. Infatti, il regolamento pone come unico limite la lunghezza delle barche di 6,5 m: per il resto spazio libero alle rivoluzionare soluzioni dei progettisti. I Mini 6,50, essendo barche piccole, sono ideali per le sperimentazioni di attrezzature da portare anche sui grandi 50’ o 60’ oceanici a vela.
Ad esempio, Michel Desjoyeaux progettò la prima chiglia a basculante e poi la soluzione dai Mini passò a tutti gli Open. In edizioni più recenti, c’è stata la sperimentazione della prua tonda, come su Prysmian ITA 747 di Giancarlo Pedote, una rivelazione nelle prestazioni. Mentre la strumentazione a bordo è da sempre ridotta a un gps non cartografico, la radio VHF e la radio SSB.
Una regata, una classe, uno stesso spirito di gruppo, quello dei ministi. Sono skipper appassionati e sognatori ma anche dalle grandi capacità marinaresche per poter affrontare 4000 miglia in solitario attraversando l’ Oceano Atlantico. Infatti, tutti i grandi velisti solitari si sono formati in questa classe: forse ancora oggi è la traversata atlantica a vela più estrema.
Da una regata estrema, in solitario, su “barchette” super tecnologiche passiamo a una manifestazione della nautica da diporto oceanica. Senza togliere comunque il merito a tutti i marinai che almeno una volta hanno potuto sperimentare la magia di una traversata atlantica. ARC acronimo per Atlantic Rally for Cruiser nasce nel 1986: alla prima edizione parteciparono 204 imbarcazioni a vela, portabandiera di 24 nazioni. Attualmente, il World Cruising Club, che organizza la regata ha dovuto porre un limite alle iscrizioni, a circa 200 imbarcazioni, per problematiche logistiche. All’arrivo ai Caraibi a Santa Lucia, il Rodney Bay Marina non poteva ospitare un numero maggiore di partecipanti.
La filosofia che anima questa manifestazione è attraversare l’Atlantico, su una rotta sicura e con imbarcazioni di varia metratura ma non sempre competitive. La rotta della traversata atlantica a vela, pur variando negli anni, va dalle Isole Canarie ai Caraibi, da Gran Canaria a Santa Lucia. La partenza è programmata sempre ai primi di dicembre per poter sfruttare gli Alisei, dei venti costanti e stagionali da nord – est. L’organizzazione fornisce sempre assistenza ai partecipanti: più di mille velisti, un po’ vagabondi del mare partecipano ogni anno a questa grande regata oceanica. Sulle banchine alla partenza e all’arrivo si creano nuove amicizie e conoscenze tra il popolo del mare. Forse questo è il messaggio da imparare da questa regata: intrecciare relazioni umane anche in mezzo all’Oceano Atlantico.
Oceano Atlantico: le rotte per la traversata
Partendo dal Mediterraneo di solito si sceglie una rotta Sud: usciti dalle antiche Colonne d’Ercole, attuale Gibilterra si naviga a sud- ovest. Si fa scalo alle isole Canarie o alle Isole di Capo Verde per le ultime provviste prima di proseguire verso i Caraibi. Cristoforo Colombo all’epoca delle prime spedizioni aveva sfruttato questa situazione meteorologica per compiere la sua traversata atlantica a vela. Anche gli altri esploratori degli oceani avevano stabilito non a caso una rotta verso ovest per circumnavigare il globo. Infatti, tentavano di sfruttare con le loro navi a vela gli Alisei, venti costanti chiamati dai navigatori inglesi anche trade winds cioè venti del commercio.
I regatanti in competizioni agonistiche estreme come quelle affrontate da Giancarlo Pedote di solito partono dall’Inghilterra o dalla Bretagna. La traversata dell’Oceano Atlantico a nord o rotta diretta comporterà attraversare una zona di venti variabili lungo il suo asse maggiore.
Approfondimenti geografici
Oceano Atlantico e isole della Macaronesia sulla rotta della traversata atlantica a vela
L’Oceano Atlantico, dalla mitologia greca “mare di Atlante”, si sviluppa per il 20% della Terra ed è secondo per estensione solo al Pacifico. Incontriamo picchi di profondità di più di 9000 metri ma la profondità media si aggira attorno ai 3500 m. Si divide in Atlantico settentrionale e meridionale e il campo di regata di Giancarlo sarà nel primo settore.
Molte isole di origine vulcanica si sono formate nella storia della Terra. Le regate transatlantiche a vela fanno abitualmente scalo nelle isole della Macaronesia.
Le Isole Canarie, regione più a sud della Spagna sono sette isole maggiori: Tenerife, Fuerteventura, Gran Canaria, Lanzarote, La Palma, La Gomera, El Hierro.
Le isole di Capo Verde, amministrate dal Portogallo si dividono naturalmente per la posizione geografica in due gruppi. Quello di Barlavento o Sopravento ( Santo Antão, São Vicente, Santa Luzia (disabitata), São Nicolau, Ilha do Sal e Boa Vista. E quello di Sotavento o Sottovento (Maio, Santiago, Fogo e Brava).
L’ arcipelago di Madera, sempre di affiliazione portoghese, conta cinque isole di cui due maggiori: Madera e Santo Stefano.
Le Isole Azzorre, che fanno parte della regione autonoma del Portogallo, sorgono proprio nel mezzo dell’Oceano Atlantico. L’arcipelago è formato da nove isole principali, divise in tre gruppi: il gruppo orientale di São Miguel, Santa Maria e gli isolotti Formigas. Il gruppo centrale di Terceira, Graciosa, São Jorge, Pico e Faial e il gruppo occidentale di Flores e Corvo.