Il principio del Vendée Globe è semplice: un giro del mondo in solitario, senza sosta e senza assistenza. In otto edizioni, 165 skipper hanno preso il via dell’evento e solo 88 di loro lo hanno portato a termine. Molti di più hanno conquistato l’Everest o sono stati lanciati nello spazio. Per questo il Vendée Globe è un’avventura con la A maiuscola. Ma come dice Philippe Jeantot, che ha lanciato l’evento nel 1989, “il fatto che si tratti di una competizione, aggiunge un’ulteriore fattore, perché oltre alla vittoria sugli elementi, è necessario fare meglio rispetto agli altri.”
Per raggiungere questo obiettivo, per fare un giro del mondo in solitario, senza assistenza e senza scalo, in competizione con altri skipper, è necessario superare costantemente sè stessi, spingere i propri limiti. Proprio alla continua ricerca di nuovi limiti, Giancarlo è pronto per la sfida. Una sfida che prepara instancabilmente da anni e che oggi dà un nuovo significato alla sua vita.
“Essere al via di questa nona edizione dà un nuovo significato a tutte le cose che ho fatto da quando avevo 14 anni. Sono sempre stato pienamente coinvolto in tutto ciò che ho fatto, in particolare nello sport”, spiega Giancarlo che ha praticato boxe e altri sport, sempre con grande impegno. Restare sempre in un’ottica positiva, chiedere molto a sé stesso, ma sapendosi ascoltare, affrontando le cose fino in fondo … è così che lavora Giancarlo, che si sforza di superare i suoi limiti ogni giorno.
C’è una domanda che Giancarlo continua a farsi: “È questo il meglio che posso fare?”. Si tratta di sapere quello che vuoi fare e come vuoi arrivare a farlo.
“In un progetto come un Vendée Globe, non si tratta di controllare tutto, ma di pensare chiaramente alle azioni da intraprendere per raggiungere l’obiettivo. Secondo me, l’80% del progetto si gioca a terra. Più hai ottimizzato la tua barca, più ti sei allenato fisicamente e più hai lavorato sulla meteo, più riduci al minimo il numero di problemi che dovrai affrontare in mare, problemi che sicuramente non mancheranno”, dice lo skipper di Prysmian Group che ha cercato di prepararsi al meglio per il suo primo giro del mondo, un’impresa che naturalmente implica un gran numero di incognite.
Parametro C
“Quando parti per qualcosa che non conosci, è difficile prevedere e immaginare tutto. Un giro del mondo in solitario, che sia il primo, il secondo, il terzo o più, ha sempre qualche incertezza perché la situazione è sempre diversa, fosse solo per le condizioni meteo. Per questo penso che la chiave di un progetto del genere sia, soprattutto, l’affidabilità del mezzo”, precisa Giancarlo che insieme al suo team si è preso la massima cura dell’IMOCA recuperato un anno e mezzo fa.
“Una buona preparazione della barca e chiare scelte tecniche sono essenziali perché come ho detto, rappresentano una parte molto importante della prestazione o, per lo meno, delle sue possibilità di raggiungere i propri obiettivi. Ma questo non basta. La fortuna è un altro elemento essenziale per il successo di un progetto Vendée Globe. Se non è con te, è difficile. Nettuno deve decidere di lasciarti passare. Da parte mia, sono piuttosto fatalista. So di avere fatto tutto quanto in mio possesso per realizzare le mie ambizioni, ma so anche che non ho il controllo su tutto”, continua Giancarlo che, in avvicinamento all’inizio di questo Vendée Globe, previsto l’8 novembre alle 13:02 nella baia de Les Sables d’Olonne, trova un senso in tutto ciò che ha intrapreso negli ultimi anni.
“I miei studi, i miei viaggi, le diverse lingue che parlo e tutte le esperienze che ho maturato sin dall’adolescenza, oggi combaciano. In passato, a volte ho avuto la sensazione di fare delle cose senza sapere veramente perché, ma oggi mi rendo conto che, senza rendermene conto, avevo messo tutto questo in una busta chiamata “Vendée Globe”.
Una busta che adesso si sta aprendo…