L’Accoglienza calorosa di Prysmian USA

Non scorderò mai l’accoglienza ricevuta dal management di Prysmian USA durante la mia recente visita a New York.

Approdato nella Grande Mela dopo la faticosa regata The Transat CIC, ho ritrovato e incontrato una rappresentanza del management del mio Title sponsor, Head Quarter e America del Nord, con il quale abbiamo animato un incontro con i più importanti clienti di questa importate regione.

Le pubbliche relazioni giocano un ruolo cruciale nel mondo degli affari, specialmente in un’azienda globale e B2B. La mia attività di navigatore oceanico solitario, offre un’opportunità unica per rafforzare i legami con i clienti e i partner. Le storie di sfide in mare aperto, di lavoro in team che sostiene la performance, di gestione della crisi, di resilienza – qualità che sono profondamente radicate nei valori di Prysmian – sono fonte di riflessione comune che si traslano in maniera impeccabile nel lavoro manageriale. 

Incontrare manager e clienti – che sono stati invitati anche a visitare l’imbarcazione ormeggiata lungo le banchine di Brooklin – è stato per me fonte di ispirazione: i miei racconti di avventure oceaniche, la narrazione congiunta della storia che lega il mio passato a quello di Prysmian, le nostre intenzioni e valori comuni, la passione per l’innovazione, l’obiettivo della sostenibilità, creano un legame emotivo che va oltre la semplice sponsorizzazione. 

In questo mio stop over americano, sono stato anche invitato ad animare un evento interno che ha tenuto luogo nel North America Headquarters Office, in Kentucky. Essere accolto con tanto entusiasmo e sostegno dalle persone di Prysmian è stato un momento di grande importanza, non solo per me personalmente, ma anche per la partnership duratura che condividiamo dal 2007: ho potuto incontrare, scambiare con persone che hanno voglia di ascoltare, chiedere e raccontare, ho ricevuto importanti feedback che ci aiuteranno a proseguire al meglio il nostro lavoro comune. 

Si è creato uno scambio naturale, una condivisione che testimonia come una partnership che riesce a entrare nel tessuto interno dell’azienda, sia in realtà anche un forte strumento di aggregazione, che motiva e crea un entusiasmante senso di appartenenza a un team allargato, presente in tutto il mondo. Un entusiasmo che si traduce in un ambiente di lavoro positivo e motivato, che si riflette anche nel servizio e nella dedizione verso i clienti.

La mia avventura con Prysmian non è solo una sponsorizzazione: è una partnership basata su valori condivisi e obiettivi comuni.

L’accoglienza ricevuta a New York è stata una testimonianza di quanto questa relazione sia vera e significativa e di come continui a crescere. 

C’è una frase che fa parte della nuova immagine di Prysmian, che rappresenta quello che stiamo vivendo e cha sarò orgoglioso di mostrare sulle mie vele: Navigate the way forward. 

Grazie ad Andrea Pirondini, Cristina Bifulco, Roberto Candela, Maura Nespoli, Anna Write, a tutti coloro che ho incontrato a New York e a tutte le donne e gli uomini di Prysmian che lavorano ogni giorno con noi o che semplicemente sentono l’IMOCA Prysmian la loro barca. So che sarete tutti a bordo con me durante il mio prossimo Vendée Globe.

The Transat CIC GIANCARLO TAGLIA IL TRAGUARDO

Un duro test in vista del Vendee Globe 2024

Il 9 maggio 2024, Giancarlo alle ore 18:07 di New York, mezzanotte e 07 di venerdì 10 maggio, ha tagliato il traguardo della Transat CIC 2024, un’epica traversata che lo ha portato da Lorient a New York, mettendo alla prova sia le sue abilità di navigatore e marinaio che la resistenza della sua imbarcazione Prysmian.

Partita da Lorient, in Francia, il 28 aprile scorso, The Transat CIC si è rivelata una delle regate più impegnative degli ultimi anni, con le perturbazioni meteo che hanno messo a dura prova tutti gli equipaggi dei trentatré skipper partecipanti nella classe IMOCA.

Giancarlo ha dovuto affrontare una serie di problemi tecnici dovuti alle dure condizioni di navigazione. I più importanti, che hanno maggiormente influenzato in negativo la sua performance, sono stati il malfunzionamento del pilota automatico principale (con conseguente necessità di utilizzare il secondo disponibile solo in modalità bussola) e un serio problema alla timoneria.

Sabato 4 maggio, intorno a mezzogiorno orario italiano, Pedote navigava di poppa in un vento di 30/35 nodi con 2 mani di terzaroli e la vela di prua J2 ad una velocità di circa 18 nodi.

Improvvisamente la barca è partita in strapoggiata ed ha strambato – racconta Giancarlo – ero all’interno della barca e mi sono trovato scaraventato contro la murata. Mi sono precipitato in pozzetto per ristabilizzare la navigazione lascando le vele e la volante e chiudendo il J2, e quando ho preso la barra del timone in mano mi sono reso conto che era sganciata dai timoni”.

Il brusco sbandamento era stato provocato dallo scollamento della barra di trasmissione – situata tra la barra del timone e i timoni stessi – nel punto di giuntura al carbonio. Un problema che ha fatto sì che la barca fosse ingovernabile sia con il pilota automatico sia manualmente.

 

Stavo andando alla deriva – continua Giancarlo – e dopo aver messo la barca in sicurezza sono andato subito a ispezionare l’interno per rendermi conto del problema. Non nego che durante il controllo, il pensiero più forte fosse relativo a quale procedura di recupero avrebbero adottato: se dal cielo o dal mare.

Ho contattato subito il mio boat captain, Gaby Bucau, e insieme a lui sono riuscito a trovare una soluzione per assemblare di nuovo la trasmissione dei timoni utilizzando i materiali presenti a bordo”.

Questa soluzione provvisoria è stata testata per le miglia mancanti ma soprattutto monitorata costantemente, durante l’attraversamento di numerosi centri depressionari, verificando in ogni momento che l’imbarcazione fosse in sicurezza, scegliendo rotte meno impegnative per l’imbarcazione e vegliando su possibili piani alternativi in caso di peggioramenti. “Ho dato tutto me stesso per far fronte agli imprevisti e raggiungere la meta, ma non potevo accelerare perché un’ulteriore rottura del sistema dei timoni avrebbe significato dover chiudere la regata”.

Per Giancarlo, The Transat CIC è stata un’occasione per testare se stesso e la sua imbarcazione in condizioni estreme, in vista del Vendée Globe 2024, la regata intorno al mondo in solitario e senza scalo, che prenderà il via il prossimo novembre.

The Transat CIC è stata una vera e propria prova di resistenza e determinazione per me e il mio team”, ha dichiarato Giancarlo al suo arrivo a New York. “Le condizioni meteo estreme e le difficoltà incontrate lungo il percorso ci hanno messo a dura prova, ma siamo estremamente soddisfatti di aver superato questa sfida. È stato un ottimo allenamento in vista del Vendée Globe, che affronteremo con ancora più determinazione e consapevolezza.

Voglio ringraziare tutto il mio team e i miei sponsor per il loro prezioso supporto durante questa regata”, ha concluso Giancarlo Pedote. “Senza di loro, non avremmo potuto raggiungere questo risultato. Voglio anche congratularmi con tutti gli altri skipper che sono giunti a New York, dimostrando il loro talento e la loro determinazione.

 

IL SOSTEGNO DEGLI SPONSOR

« Siamo molto contenti di iniziare la stagione sportiva 2024 con The Transat CIC e siamo molto orgogliosi di come Giancarlo ha condotto e gestito la regata. Giancarlo ha dimostrato ancora una volta di essere un top performer, dando prova di grande concentrazione e problem solving. Guardiamo a questa stagione, che ci porterà finalmente al nostro secondo VG, con molta positività e determinazione. »

Francesco Zecchi, presidente POR – Prysmian Ocean Racing

Offshore sailing is a technical sport, but it demands a lot of creativity, toughness and resilience to fight big and small battles and finish The Transat CIC one of the most challenging sailing races. Thank you Giancarlo for leading the way and sharing with us these incredibly strong values. Looking forward to see you learn from these challenges and come back stronger on Prysmian”.

Timothée Wetzel, Marketing Manager Helly Hansen e tutto il team Helly Hansen

 

Il coraggio di Giancarlo, la sua determinazione e la sua straordinaria capacità di superare ogni ostacolo incontrato in mare servono da ispirazione a tutti noi. Gottifredi Maffioli è orgogliosa di essere a bordo dell’Imoca Prysmian!

Rossella Maffioli, Commercial Director Gottifredi Maffioli

 

In questa complicata The Transat CIC, Giancarlo dimostra tecnica e resilienza anche nei momenti più difficili. Ben oltre i traguardi a breve termine, è l’esempio di ciò che significa essere un grande navigatore”.

Team Raymarine Italia

 

Kohler Engines/Lombardini Marine si congratula con Giancarlo per essere arrivato in fondo a questa edizione della Vendee Globe, riconoscendo le difficoltà affrontate durante la competizione. Siamo orgogliosi di aver visto il suo coraggio e la sua determinazione che lo hanno guidato fino al termine della regata”.

Il Team Kohler

Gestione della crisi

Per un navigatore oceanico, non è sufficiente solo saper navigare: è necessario saper gestire le crisi che possono avvenire in navigazione.

In mare, come in azienda, è fondamentale saper affrontare le difficoltà con razionalità e capacità di analisi. Ecco perché le competenze manageriali diventano cruciali, sia che si tratti di gestire un team che di dirigere un’azienda o un’imbarcazione. Nelle ultime 48 ore di regata alla TransatCIC, la regata di 3500 miglia che da Lorient porta a New York affrontando le depressioni del Nord Atlantico, ho avuto seri problemi di elettronica che mi hanno obbligato a navigare in modalità sopravvivenza. Una serie importante di falsi contatti ha fatto saltare gli schermi del computer e generato un mal funzionamento degli strumenti di bordo, ma soprattutto non avevo il pilota automatico principale che naviga grazie ai dati raccolti. Il pilota di riserva che ancora funzionava, navigava solo in modalità bussola, che necessita di continue regolazioni. Una situazione non facile da gestire, con una notte in bianco aggiuntasi alla stanchezza generata da una regata non semplice. Una situazione che rischiava di incidere sulla mia concentrazione.  Ma grazie al team a terra e alla caparbietà dovuta dalla necessità siamo riusciti a rimettere in funzione tutto il necessario.  E dopo essermi fermato un attimo, guardando nella quiete dopo la tempesta la luce dello schermo di nuovo funzionante e il pilota automatico, mi sono venute alla mente queste riflessioni di parallelo tra vela e management.    

Conoscere il Contesto

La prima regola per affrontare una crisi è conoscere il contesto in cui ci si trova. In mare, questo significa avere familiarità con le condizioni atmosferiche, lo stato del mare e la situazione della propria imbarcazione. Nell’ambito aziendale, significa comprendere il mercato, i concorrenti e le dinamiche interne ed esterne all’azienda.

Conoscere i Problemi

Un marinaio esperto sa individuare i problemi prima che diventino criticità. Lo stesso vale per un manager: è fondamentale saper riconoscere i segnali di allarme e intervenire tempestivamente per risolvere le situazioni problematiche prima che diventino irrimediabili.

Prendere Coscienza della Situazione

Una volta avverata una crisi, è necessario prendere coscienza della situazione, che significa staccare l’emotività e osservare, informarsi, razionalizzare. Significa guardare i dettagli avendo una visione d’insieme. Un marinaio che affronta una tempesta deve avere una visione d’insieme della situazione: deve valutare il vento, le onde, la direzione della corrente e prendere le decisioni giuste per mantenere la barca in sicurezza. Un manager deve essere in grado di guardare oltre i singoli problemi e avere una visione strategica del business, individuando le opportunità e pianificando le azioni future.

Mettere in sicurezza

Il punto precedente porta direttamente alla prima reazione: mettere in sicurezza. Quando pensiamo ad una crisi in mare, è un pensiero scontato: la prima cosa da fare è mettere in sicurezza lo skipper e gli strumenti, la barca. Nel management, vale lo stesso: quando capita qualcosa, è necessario preservare quanto resta e non degenerarlo. Proteggere il team, il budget, i risultati fino allora ottenuti… 

Attendere il momento giusto

Anche in caso di crisi, non bisogna agire in maniera emotiva e impulsiva. Se previsti – ed è bene farlo – è auspicabile agire per automatismi, nel caso di un navigatore, o per procedure nel caso di un’azienda. Gli automatismi permettono reazioni automatiche e testate, che lasciano la mente libera e risparmiano energie, così come le procedure aziendali.  Importante è anche aspettare il momento giusto. In navigazione si tratta semplicemente di attendere la buona condizione meteo, il giusto stato fisico e mentale per procedere con le riparazioni (basti immaginare la salita in testa d’albero), altrimenti si rischia di pagarne le conseguenze in maniera a volte più grave della crisi iniziale. In azienda anche: comunicare una crisi nel modo e momento giusto è fondamentale.

Avere Caparbietà e non mollare

Nelle situazioni difficili, è importante non arrendersi e lottare con determinazione per superare gli ostacoli, sia in mare, sia a terra. Determinazione, resilienza aiutano a fronteggiare le sfide con tenacia e coraggio e ottimismo, trovando soluzioni creative ai problemi e mantenendo sempre alta la motivazione del proprio team.

Recuperare

La conclusione di un processo di gestione di crisi è attuare la soluzione trovata, cercando di ripartire fissando nuovi obiettivi che includono il recupero di quanto perso. In mare come a terra.